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"Dietro la maschera" di Pasquale Dente


L'autore mi perdonerà per l'immenso ritardo (forse), ma finalmente posso parlarvi di "Dietro la maschera" di Pasquale Dente, un romanzo "dedicato" alle persone colpite dalla pandemia che ha sconvolto il nostro vivere nel 2020 e che ancora continua a mietere vittime in tutto il mondo.


"Dietro la maschera" di Pasquale Dente

  • Numero di pagine: 309

  • Formato: Ebook

  • ISBN: /

  • Prezzo: € 3,46

  • ⭐⭐⭐⭐⭐

 
Capisci che un libro è bello quando hai tantissima voglia di sapere come va a finire ma allo stesso momento sei dispiaciuto di finirlo.

Molto abbiamo vissuto a causa della pandemia "Covid 19" che ci ha colpito duramente ormai quasi tre anni fa e che ancora non siamo riusciti a debellare del tutto. In questo romanzo ripercorriamo il tutto, da Gennaio/Febbraio 2020, attraverso gli occhi della protagonista, un'infermiera napoletana di nome Lucia. La ragazza era in vacanza in Egitto, mentre le prime notizie sul Covid arrivavano in Italia e scoprivamo l'identità del paziente zero. Riviviamo i primi momenti di panico tra molti, disattenzione e indifferenza di altri. Leggiamo di notizie inesatte o fin troppo reali, di esodi di giovani per tornare dalla propria famiglia, di quarantena e zone rosse, di ringraziamenti e preghiere a Dio e di lotte per farina, mascherine, Amuchina e carta igienica.

Un immenso senso di caos e disorganizzazione è presente: tubi sul pavimento, fili volanti inseriti in prolunghe venute fuori da chissà dove. Sono sbigottita, è davvero una situazione strana, quasi incontrollabile e non so cosa fare. Non riesco a prendere iniziativa, sono lì impalata e mi guardo in giro.

Se su uno sfondo quasi fantasy, se non l'avessimo vissuto e non ci avesse cambiato così profondamente, troviamo la pandemia, al centro del libro c'è la vita di una giovane infermiera che si racconta in prima persona: trascorre ore e ore nel reparto di terapia intensiva, curando pazienti più o meno collaborativi, vive sulla sua pelle la malattia e si lascia trasportare da essa, quasi come se nulla avesse più senso logico.

Sono preoccupata per il contraccolpo psicologico che questo virus può avere sulla popolazione.

In questo romanzo troviamo anche amori non corrisposti e distruttivi, amicizie profonde e sincere, incomprensioni e punti di vista differenti, soprattutto sul dibattito sempre attuale tra scienza e fede. Dietro la maschera c'è una ragazza di buona famiglia e con un background fatto di studio e tanti sacrifici, c'è una persona che aveva una vita che è stata stravolta, schiacciata e distrutta e che vedrà le cose in maniera totalmente diversa da quel maledetto inizio 2020.

 

Parto col dire che mi aspettavo un finale totalmente diverso, un romanzo completamente diverso, e ciò mi ha stupito in modo positivo. Il romanzo nella sua totalità mi ha emozionato parecchio, riportandomi a momenti che sicuramente non avrò vissuto a pieno come la protagonista, ma che comunque mi hanno toccato l'animo, cambiata e distrutta psicologicamente. Dalla lettura si evince immediatamente l'accuratezza delle descrizioni relative al Covid, non a caso l'autore è un infermiere che scrive attraverso il personaggio di Lucia il suo lavoro nei reparti durante il periodo più buio della pandemia.

Sono infermiera nel reparto di terapia intensiva, la morte lavora al mio fianco. A volte vinco io, a volte vince lei. Fa parte del gioco.

Lucia descrive tutte le difficoltà del personale sanitario: dall'indossare i dispositivi di sicurezza al tenerli per ore e ore senza riuscire ad andare in bagno, dal curare pazienti ostili al rendersi "umani" ed empatici senza poter sorridere loro, dai turni infiniti al rischio costante di potersi ammalare e mettere in pericolo le persone vicine, dall'essere definiti eroi con la divisa all'essere insultati perché visti senza.

Oggi per la prima volta da quando indosso questi dispositivi, mi sento in un acquario, come è capitato nell'incubo. Ho la sensazione di essere immersa in qualcosa, faccio fatica a respirare e la mascherina mi risulta aderire troppo al viso, così devo uscire frequenti volte durante il turno; in una di queste vomito anche ma non lo dico a nessuno, cambio la mascherina sporca e rientro.

Lucia ci mostra tutte le fragilità di una giovane donna che perde un amico e perde se stessa, che non riesce a superare il dolore di una morte inaspettata e imprevedibile di un giovane suo coetaneo, che impazzisce per un trattamento poco affettuoso di un uomo di cui è innamorata, che smarrisce la via secondo alcuni. Ho riso parecchio nei momenti di scontro tra scienza e religione, specialmente verso il finale. Non mi sognerei mai di dire a un infermiere o a un medico, ad esempio, "Dio farà il suo volere, dobbiamo solo dargli tempo", ma questo è un semplice punto di vista. E non è questione di credo/non credo, è questione di lavoro, studio, impegno e dedizione. Non sapevo dell'esistenza di gruppi di preghiera durante il Covid, non conosco (fortunatamente, direi) persone così religiose e credenti al punto da voler convertire chi non crede e da considerarlo "Satana".

Sono attratta da questa situazione, vorrei poter credere anche io a quello a cui credono tutti, vorrei farmi trasportare e piangere a dirotto ma non ci riesco. C'è qualcosa che mi trattiene con i piedi a terra, come se fossi inchiodata alla realtà.

Lucia affronta a suo modo diverse problematiche che le si presentano davanti, ma esse sfociano tutte in un unico grande problema: la mancanza di rispetto nei suoi confronti. Il rispetto manca prima in quanto donna, chiamata e definita dal suo amante con appellativi che lasciano poco spazio all'immaginazione. La vendetta è ciò che ne scaturisce, una vendetta pesante e non pensata, a sangue freddo, presagio già del finale. In un secondo momento, manca il rispetto in quanto infermiera durante l'episodio che fa, nell'immaginario, il giro del mondo: un video di lei seduta a chiacchierare in uno dei pochissimi momenti di calma nel reparto. L'essere chiamata fannullona e scansafatiche, l'essere accusata di lassismo le fa sentire un malessere generale che non le permette più di fidarsi del prossimo.

Sono davvero delusa da questa società, ci chiamano eroi e poi ci pugnalano alle spalle, non è giusto, non va bene. La vecchia Lucia sarebbe su tutte le furie ma io non riesco neanche ad arrabbiarmi in questo momento.

Terzo punto, ma non meno importante, il rispetto per lei in quanto non credente, non fedele. Le persone che la circondano provano in tutti i modi a convertirla, la considerano figlia di Satana, le offrono e regalano i simboli della religione, praticamente le impongono il loro credo. E' quando Lucia perde la speranza che tutto finisce, quando non ha più senso il suo lavoro, il suo amore, la sua amicizia, la sua intera esistenza. Il romanzo termina in modo imprevedibile, inaspettato. Un romanzo di narrativa diventa un film dell'orrore, ma non vi dirò come. Una storia, quella di Lucia, che fa riflettere sull'impatto psicologico che ha avuto la pandemia su ognuno di noi, che fa pensare al grande lavoro che ha svolto tutto il personale sanitario e che fa capire che gli uomini, spesso, non fanno altro che distruggersi a vicenda invece di sostenersi e aiutarsi. Vorrei concludere quest'analisi con una citazione, una speranza:

Spero solo che finita questa pandemia ne risulteremo migliori, persone con un senso civico migliorato e con un maggiore rispetto per la vita e per l’ambiente che ci circonda. Sono convinta che questo virus ci ha cambiato, ha scosso le nostre anime.
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